Oggi, lunedì 19 maggio 2014, nella redazione dell’Ora della Calabria che rischia la chiusura

Oggi, nella redazione del quotidiano L’Ora della Calabria in liquidazione forzata. La democrazia è basata sull’informazione. Infatti, senza informazione non vi è scelta consapevole e nemmeno coscienza della propria libertà e dei propri diritti. A metà ‘800 Alexis de Tocqueville, osservando gli Stati Uniti, sottolineava che la democrazia americana era basata su due presupposti: la libertà di associarsi e la libertà di stampa. In Italia, la libertà di associarsi è giunta nel secondo Dopoguerra, quanto alla libertà di informazione…
10406564_638897779534175_425360130021289506_n

Un biglietto per un voto europeo contro l’emigrazione

Un biglietto per un voto europeo contro l’emigrazione. Dal 1876 al 1915, cinque milioni e 700 mila persone lasciarono il Sud per emigrare all’estero. Di fronte a un Paese che non funziona esistono due soluzioni: la protesta o l’emigrazione. L’uscita riduce la pressione della protesta e quindi anche la capacità di cambiamento. Questo è stato il dramma del nostro Sud. L’Europa, ma una nuova Europa, quella in cui contano i cittadini, saprà trattenere i giovani di talento, favorire il ricambio, e inchiodare le classi dirigenti locali alle loro responsabilità.biglietto preferenze

Liberalizzazioni, pressione fiscale e un freno alla burocrazia per il rilancio

La situazione economica dell’Italia, e non soltanto dell’Italia ma anche di altri paesi europei, è ormai così complessa da richiedere interventi che travalicano anche le tradizionali ricette economiche. Con i livelli di disoccupazione attuale e la chiusura di migliaia di imprese è impensabile non agire su più fronti contemporaneamente. Non è possibile attendere che alcuni parametri economici invertano il trend per poi attuare le riforme strutturali. Un forte sostegno all’economia va sicuramente dato senza inficiare la stabilità dei conti economici faticosamente raggiunta (la razionalizzazione delle spese e il taglio degli sprechi lo consentono), ma nel frattempo bisogna sbloccare i meccanismi e le strozzature dell’attività economica alleggerendo la lentezza della burocrazia, abbassando la pressione fiscale, avviando processi di liberalizzazione che mettano il settore imprenditoriale, i giovani e soprattutto i non più giovani disoccupati a rientrare nel circuito del mercato del lavoro e in condizione di ripartire. In tale contesto anche la Bce deve svolgere un ruolo di banca centrale a tutti gli effetti. Siamo entrati in una fase completamente nuova dovuta alla profonda recessione degli ultimi anni, ciò richiede questa volta risposte nuove, più forti e d efficaci. La trasformazione dell’attuale struttura dell’Unione europea in una federazione di Stati europei moderna rientra completamente in questa prospettiva. 

Sempre in calo i consumi

Una ricerca Confcommercio-Cer ha registrato la più elevata flessione dei consumi delle famiglie degli ultimi 70 anni della Repubblica italiana. Ogni famiglia ha registrato in media una riduzione del proprio potere d’acquisto di oltre 3.400 euro. Per ritornare ai livelli di crescita precedenti, si dovrà forse aspettare il 2036. Combattere il calo di occupazione e le difficoltà delle imprese dev’essere la priorità. L’Europa deve dare nuove risposte, deve allentare la morsa della rigidità e puntare sulla crescita. Ci vuole un governo europeo più forte che garantisca le stesse condizioni di sviluppo per tutti i paesi: un potere federale.

Europa ed imprese

“L’Europa non è una scelta, è un imperativo categorico per sopravvivere nel mondo globale. Prima lo capiamo e agiamo di conseguenza e meglio sarà per tutti. Senza Europa – ma un’Europa vera – non si fermerà il nostro declino.”
Questo è quanto afferma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. E se fossero proprio tutte le aziende, anche quelle medie e piccole in Italia ad avere bisogno dell’Europa?

Il Fondo monetario internazionale ci ripensa

Il Fondo monetario internazionale ha affermato di aver “gravemente sottovalutato i danni delle misure di austerità prescritte nel piano di salvataggio concesso alla Grecia” sottolineando anche che il soccorso è alla Grecia è arrivato troppo tardi. Quindi i piani di salvataggio invece di aiutare, rischiamo di far affondare i paesi dell’Ue troppo deboli. La verità è che l’Unione europea nel corso della crisi ha manifestato la sua incompiutezza nell’incapacità di gestire con prontezza il flusso di aiuti da concedere. L’Europa non deve accontentarsi di politiche di coordinamento che possono rivelarsi lente come è avvenuto durante la crisi, ma deve andare oltre, deve costruire un governo forte, centrale, federale, che reagisca con prontezza e dia risposte immediate ed eque in tutti i paesi federati.

Troppe difficoltà per le imprese italiane

Il Centro studi Confindustria rileva che le imprese italiane hanno perso il 15% del potenziale manifatturiero. Nel periodo 2007-2012, 539mila persone hanno perso il proprio posto di lavoro e sono ancora in aumento. Un report di Standard & Poor’s rileva inoltre che nel corso del 2012 le banche hanno cancellato 44 miliardi di euro di finanziamenti destinati alle imprese italiane che come risposta stanno cercando liquidità attraverso un maggior ricorso alle emissioni obbligazionarie. Come far ripartire le imprese?
L’Europa deve intervenire in tutti i Paesi con più forza: deve sbloccare la liquidità, deve finanziare gli investimenti in innovazione e competitività, deve alleggerire il costo del lavoro delle imprese per favorire l’occupazione. Ma per dare nuove risposte ci vuole un’Europa più forte, un governo europeo che abbia le leve della politica economica e monetaria. Questa è l’Europa federale.

Mezzogiorno ed Europa

Mezzogiorno d’Italia ed Europa sono ora più vicini che mai, perché l’Europa può essere utile al Mezzogiorno ma il Mezzogiorno serve all’Europa.
Soltanto utilizzando il Mezzogiorno come ponte per tutta l’area del Mediterraneo l’Europa nella sua completezza potrà recuperare un ruolo di primo piano nel panorama geopolitico internazionale sfidando i colossi economici emergenti.
Ma il Mezzogiorno non può fare a meno dell’Europa se non vuole rinunciare alla disponibilità dei fondi comunitari che rappresentano un flusso di liquidità indispensabile per il rilancio del tessuto economico e se vuole trovare lo slancio e il supporto adeguare per investire in innovazione, ricerca, sviluppo, competitività.